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Festa di Fosto

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La Festa di Fosto si celebra ogni anno la terza domenica di Agosto.

La Festa di Fosto ha avuto origine oltre 100 anni fa. Fino agli ultimi anni dell’800 nella piccola frazione di Fosto c’era solo una piccolissima cappella dedicata a San Michele Arcangelo, probabilmente di origine longobarda. La festa di Fosto è invece legata al culto del Sacro Cuore di Gesù ed è nata in seguito ad un fatto miracoloso avvenuto proprio alla fine dell’800. Una Guiducci di Secchiano, sposata a Fosto e madre di 4 figli, essendo una donna molto religiosa aveva acquistato e collocato, nella piccola cappella di Fosto, un quadro che raffigurava l’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Una donna, mentre pregava davanti al quadro, vide scendere dal volto di Gesù una lacrima, subito corse a raccontare a tutti, con grande emozione, lo straordinario evento. La gente attribuì all'avvenimento il segno divino della pietà del Sacro Cuore di Gesù. Nel paese un uomo chiamato Pasquale Bruscia era infermo da 12 anni, i suoi famigliari, in seguito all'episodio delle lacrime del Sacro Cuore, ebbero il presentimento di trasportarlo nella cappella, davanti al quadro. Pasquale fu lasciato in preghiera e la gente tornò ai propri lavori. Dopo alcune ore, tra lo stupore di tutti, videro Pasquale, infermo da anni, urlare e camminare senza nessun problema per le vie del paese. La gente gridò al miracolo, la notizia fece una grande impressione in tutte le campagne e i paesi circostanti. Pasquale con grande riconoscenza e fervore religioso ingrandì la piccola cappella che divenne una chiesetta e fu, da allora, istituita nella domenica successiva al Ferragosto la festa del Sacro Cuore. Durante gli anni la venerazione per il Sacro Cuore si accrebbe, altre persone ebbero delle grazie: una donna di Abbadia di Naro fu guarita da gravi problemi allo stomaco, un uomo riacquistò la capacità di camminare e lasciò le sue stampelle a ricordo di questo evento. Altre persone offrirono degli ex voto in segno di riconoscenza e devozione per le grazie ricevute. Pertanto il culto del Sacro Cuore e la sua festa furono sempre più sentiti. La gente veniva alla festa di Fosto da tutte le campagne e i paesi del circondario: Secchiano, San Vitale, la Rocca, Piobbico, Cagli, Pianello, Cerreto, Pieia, Serravalle. Tutti arrivavano a piedi o a cavallo. Nella mattinata c’erano le confessioni, si celebravano le messe, nel grande raccoglimento di tutti, verso le ore 11.00 si faceva una processione per le vie del paesino. Gli anziani raccontano che per la grande affluenza di gente la testa e la coda della processione si incrociavano. Con la festa religiosa prese piede anche la tradizione di mangiare all'aperto. Siccome la festa si svolgeva ad agosto, e faceva spesso un gran caldo, la gente per cercare un po’ di frescura si recava presso un fontanile di acqua fresca e, all’ombra degli alberi, in un clima di grande allegria, si mangiavano le vivande portate nei cesti da casa, su colorate tovaglie a scacchi stese sull’erba e si beveva il vino messo al fresco nel fontanile. Per l’occasione si faceva l’arrosto e una crescia particolare, molto saporita, chiamata, appunto, la crescia di Fosto. Venivano anche dei venditori, presso la chiesetta si costruiva un capanno di frasche per la vendita di vino e bevande. Da Piobbico arrivava il gelataio, atteso con trepidazione dai bambini, con un asino portava due bigonce di ghiaccio con il quale realizzava dei deliziosi gelati, almeno nel ricordo degli anziani che allora non avevano altre occasioni per mangiarli. Da Pianello giungeva un ometto di bassa statura, detto Marianetto, che vendeva il cocomero. Un commerciante di Castelleone di Suasa, che aveva sposato una donna di Fosto, portava un carretto pieno di meloni. Insomma in quel giorno non mancava niente. Nel pomeriggio gli uomini si radunavano attorno al capanno delle bevande e le festa diventava ancora più allegra tra bevute, chiacchiere e infuocate partite di morra. Nei primi del “900 a Fosto vivevano più di 60 persone che campavano con le risorse del territorio, c’era perfino una scuola con molto alunni che arrivavano anche da Via Strata, dal Cuppio e dalla Rocca. Oggi nel paesino vivono 10 persone, per lo più anziane, ma longeve e di buona salute. Agostina Gentilotti ha 93 anni, Antonia Bruscia 92, Piero Bruscia ha 88 anni ma è in piena attività, anche quest’anno ha tagliato 200 quintali di legna. I fostesi sono ancora molto laboriosi, continuano a coltivare ben quattro vigne. E la festa di Fosto? La festa c’è ancora ed è ben viva, è un appuntamento fisso dell’estate. Oggi si celebra la penultima domenica di agosto. Le campagne e i paesi sono oramai disabitati, non abbiamo la grande partecipazione di una volta, la gente oggi arriva soprattutto da Secchiano e Piobbico. Ma la devozione al Sacro Cuore è ancora molto sentita: la gente si confessa, si celebrano ancora due messe la domenica mattina, una il pomeriggio, si fa la processione. E continua la tradizione di mangiare all’aperto, oggi non si scende più al fontanile, ci sono le borse frigo per tenere al fresco le bevande, sono comparsi i barbecue e i tavoli. Ma non è vera festa se non si mangia la mitica crescia di Fosto. I fostesi sono ancora molto orgogliosi di questa ricorrenza e attivi nell’organizzazione e nell’accoglienza. La festa è molto sentita anche dai giovani di Secchiano che per tradizione percorrano a piedi i 4 chilometri di salita che portano a Fosto. Negli ultimi anni alla processione religiosa si è aggiunta, nel pomeriggio, una passeggiata più prosaica per le stradine di Fosto: il giro delle cantine. Si forma una allegra processione di giovani e meno giovani che tra canti e cori si fermano a bere il vino offerto in abbondanza nelle tre o quattro cantinette dei fostesi. Il vino è a volte un po’aspretto ma è di sicuro genuino e il giorno dopo nessuno ha mal di testa. Poi, si ritorna vicino alla chiesetta, dove non c’è più il capanno di frasche, ma comunque c’è sempre una mescita di bevande e, nel rigoroso rispetto della tradizione, si gioca ancora alla morra, con molto foga ma certo senza l’abilità di una volta. Cosa raccontare ancora di questa antica festa che vive nel lontano ricordo degli anziani e nel presente,tra profondi sentimenti religiosi e aspetti profani. Qualche ricordo di bambino: l’austerità e il raccoglimento delle persone, le donne con il fazzoletto in testa e gli uomini con il vestito della festa, il cappello nero e la camicia bianca; la processione nell’afa di mezzogiorno con il baldacchino e il sacerdote vestito di bianco che si stagliavano nel cielo azzurro; il profumo delizioso della pasta al forno e dell’arrosto che filtrava dai forni a legna. Infine, voglio parlare della gente di Fosto: gente semplice, mite e soprattutto generosa. Una piccola comunità molto solidale in cui ci si è da sempre adoperati per le persone in difficoltà e più sfortunate. I fostesi, ancora oggi, partecipano immancabilmente ad ogni funerale. Pertanto voglio dedicare a Fosto una semplice poesia scritta da me più di 20 anni fa..

FOSTO

(liberamente ispirata alla poesia “Rio Bo” di Aldo Palazzeschi)

Quattro case abbracciate,
due vigne ben curate,
una solitaria chiesetta,
un’operosa vecchietta.
Un armonioso posto: Fosto.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla,
ma nei cuori c’è bontà,
un’antica e consueta bontà e chissà se ce l’ha una grande città..

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